giovedì 15 luglio 2010

ANCORA FALSITA' DAL VATICANO

DAL VATICANO ANCORA FALSITA'. QUELLE NORME SUI DELITTI GRAVISSIMI ESISTEVANO DAL 2001. NOVE ANNI DOPO LA PEDOFILIA CLERICALE CONTINUA IMPERTERRITA.

Ad ogni buon conto, è fuor di dubbio che soltanto la collaborazione degli alti gerarchi vaticani nei processi civili, penali e finanziari in corso potrebbe porre un freno all’attività delinquenziale dei prelati. La poderosa rete informativa e spionistica clericale è talmente potente da avere tutti i mezzi per intervenire preventivamente nei casi di abusi sessuali. Ma non se ne parla proprio. E non vi fate di nuovo ingannare dalle dichiarazioni pubbliche della “tolleranza zero”, mentre dietro le quinte essi preparano le vie di fuga dei loro cari “dipendenti”, così come è specificamente indicato nel cosiddetto segreto pontificio. Come ha sottolineato, infatti, Tom Doyle, il Crimen sollicitationis impone categoricamente la scomunica immediata (latae sententiae) a chi denuncia i crimini di pedofilia e che soltanto le gerarchie ekklesiastiche hanno funzione giuridica in simili reati. L’ostacolo è proprio questo: che tutte le cause in corso sono soggette al “segreto pontificio”[1]. In particolare, il Crimen impone che le cause di abusi sessuali siano segretissime e su esse scenda il “silenzio perpetuo”, sia da parte dei giudici canonici sia anche dei testimoni, delle vittime e dei violentatori. Questo va a collidere con le disposizioni civili dello Stato italiano che nell’art. 378 del codice penale punisce a titolo di favoreggiamento personale “chiunque, dopo che fu commesso un delitto per il quale la legge stabilisce l’ergastolo o la reclusione […] aiuta taluno a eludere le investigazioni dell’Autorità, o a sottrarsi alle ricerche di questa”.

Secondo il parere del card. Julián Herranz Casado, membro numerario dell’Opus Dei dal 1949, il Crimen, “il documento del ‘62 è stato abrogato nel 1983 dal Codice di diritto canonico”[2], ma questo contrasta con le Epistole che i maggiori rappresentanti del cattolicesimo hanno inviato a tutti i membri della casta vaticana nel mondo: la Lettera apostolica del 30 aprile 2001 Sacramentorum sanctitatis tutela (a firma di Giovanni Paolo II) e l’Epistola De delictis gravioribus (“Dei delitti più gravi” a firma di Joseph Ratzinger) si occupano dei delitti canonici da attribuire alla cognizione della Congregazione per la dottrina della fede. In particolare la missiva di Ratzinger (scritta 18 giorni dopo quella del Papa) è stata oggetto di discussione legale negli States. È ancora il già nominato Shea a rispondere indirettamente alle affermazioni che il Vaticano ha fatto durante una trasmissione dell’emittente statunitense internazionale CBS, durante la quale si è sostenuta la tesi che le norme del ‘62 non avrebbero più valore in quanto sostituite dal nuovo codice di diritto canonico del 1983. L’avvocato Daniel J. Shea è categorico al riguardo: il Crimen è ancora in vigore, poiché citato nella lettera “Dei delitti più gravi” del 18 maggio 2001, pertanto Benedetto XVI, che allora ne fu il firmatario, diviene complice di quelle disposizioni[3]. L’avvocato di Houston Shea, difensore delle vittime della pedofilia “religiosa” a Galveston, ha portato nel 2005 la questione davanti al tribunale della Corte distrettuale di Harris County (Texas), aprendo un procedimento a carico di Joseph Ratzinger. Costui è indagato, insieme col suo braccio destro Tarcisio Bertone, nuovo segretario di Stato del Vaticano, per “cospirazione contro la giustizia”. Per l’esattezza, figurano come imputati: il responsabile della diocesi di Galveston (Houston), arcivescovo Joseph Fiorenza e l’attuale pontefice per aver coperto casi di pedofilia dei sacerdoti Juan Carlos Patino Arango e William Pickard!

Come scrive Pino Nicotri[4] inviato del settimanale L’Espresso: “Questi [Benedetto XVI] è accusato di avere coscientemente coperto, quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori. Da notare che l’omertà e la complicità di fatto garantita dalla circolare Ratzinger-Bertone [del 2001] ha danneggiato non solo la giustizia di quel processo, ma anche dei molti altri che hanno scosso il mondo intero scoperchiando la pentola verminosa dei religiosi pedofili negli Stati Uniti (dove la Chiesa ha dovuto pagare centinaia di milioni di dollari in una marea di risarcimenti) e in altre parti del mondo. Un porporato che si è visto denunciare dalle vittime un folto gruppo di preti, anziché punire i colpevoli li ha protetti facendoli addirittura espatriare nelle Filippine, in modo da sottrarli per sempre alla giustizia. (…) E Ratzinger [eletto papa il 19 aprile del 2005] sarebbe stato trascinato in tribunale, forse in manette data la gravità del reato, se non fosse nel frattempo diventato papa. Nel settembre 2005 infatti il ministero della Giustizia, su indicazione di Bush e Condoleezza Rice, ha bloccato il processo contro Ratzinger accogliendo la richiesta dell’allora segretario di Stato del Vaticano, Angelo Sodano, di riconoscere anche al papa, in quanto capo dello Stato pontificio, il diritto all’immunità riconosciuto non solo dagli Stati Uniti per tutti i capi di Stato. A questo punto è doveroso e niente affatto scandalistico porsi una domanda, decisamente scomoda: quanto ha pesato nella scelta di eleggere papa proprio Ratzinger la necessità di sottrarlo alla giustizia americana e di difenderlo per avere in definitiva eseguito la volontà del pontefice precedente?”. La procedura è stata bloccata dal vice Ministro della Giustizia Peter Keisler, ricorrendo alla clausola di immunità per i capi di stato, con la motivazione che “sarebbe incompatibile con gli interessi della politica estera degli Stati Uniti”, che dal 1984 hanno ormai rapporti diplomatici con la Città del Vaticano. Shea, da parte sua, ha precisato che continuerà la battaglia, poiché la citazione in giudizio del pontefice risale al gennaio 2005, quando Ratzinger era ancora semplice cardinale dell’Ex Sant’Uffizio, ed inoltre perché riconoscere il Vaticano come uno Stato violerebbe la Costituzione Statunitense, in particolare la “establishment clause” che proibisce leggi che proteggano in modo speciale confessioni o organizzazioni religiose[5]. PER FORTUNA ANCHE QUESTE DISPOSIZIONI SONO VENUTE MENO NEGLI USA, POICHE' QUESTE DISPOSIZIONI PREDILIGEREBBERO UNA CONFESSIONE RELIGIOSA, QUELLA CATTOLICA A SCAPITO DI ALTRE. E CIO' E' ANTICOSTITUZIONALE.

da: LA RELIGIONE

CHE UCCIDE

COME LA CHIESA DEVIA IL DESTINO DELL’UMANITÀ

(Nexus Edizioni), giugno, 2010.

517 pagine, 130 immagini, € 25

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[1] Discepoli di Verità, Segreto pontificio – I crimini sessuali nella Chiesa nascosti da papa Wojtyla e dal cardinale-prefetto Ratzinger, Milano, Kaos Edizioni, 2007.

[2] Marco Politi, “La Chiesa punisce chi fa del male ai bimbi ma il silenzio è garanzia per le vittime”, la Repubblica, 24.5.2007, p. 29. Vedasi: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/05/24/la-chiesa-punisce-chi-fa-del-male.html.

[3] Cfr. Roberto Renzetti, “Crimen Sollicitationis e Benedetto XVI”, in: Tony Braschi, op. cit, 203.

[4] Autore di importanti libri inchiesta tra i quali Mistero Vaticano – La scomparsa di Emanuela Orlandi, Milano, Kaos Edizioni, 2002. In: http://nicotri.blogautore.espresso.repubblica.it/2007/04/08/sorpresa-ecco-chi-come-e-quando-ha-deciso-in-vaticano-di-sottrarre-i-preti-pedofili-alla-magistratura-non-lo-indovinereste-mai/

[5] “Come capo di Stato il Pontefice non è processabile - Preti pedofili, Usa non coinvolgono il Papa”, in: Corriere della Sera, 21.9.2005.

sabato 1 maggio 2010

QUANDO DO DA MANGIARE A UN POVERO, TUTTI MI CHIAMANO SANTO. QUANDO CHIEDO PERCHÉ I POVERI NON HANNO CIBO, TUTTI MI CHIAMANO COMUNISTA

La Teologia della Liberazione (TdL) ebbe origine come movimento spontaneo nell’alveo delle comunità di base cristiane, quelle che portano avanti, secondo il Concilio Vaticano II, l’aspetto più importante del messaggio del Cristo di Gamala, ovvero quello di riscatto della povera gente per una condizione sociale umana e dignitosa. Essa nacque in Brasile e fu una risposta necessaria al dilagare delle dittature in America Latina, a partire dagli inizi degli anni Settanta, tanto che si arrivò ad avere in quel paese circa 100.000 nuclei ecumenici per insegnare alla gente i diritti delle persone e a lottare per realizzarli. Molti cattolici, religiosi e laici, iniziarono così a prendere parte alle commissioni pastorali a carattere sociale, inserendosi nel tessuto vivo dei movimenti operai e dei sindacati. I principali ideologi furono il teologo peruviano Gustavo Gutierrez e i brasiliani Hélder Câmara († 1999) e Leonardo Boff, oltreché Frei Betto e Oscar Romero, assassinato dalla giunta militare di destra per la sua vicinanza ai bisogni del popolo (Cfr. cap. X). Fu proprio Gutierrez a dare una direttiva programmatica ai sacerdoti latino americani con il libro La teologia della liberazione del 1973, che in spagnolo aveva il titolo Historia, Política y Salvación de una Teología de Liberación. La TdL diviene automaticamente una sfida alle gerarchie ekklesiastiche, che hanno emarginato il Cristo dei poveri. Ritorna in tal modo dal Terzo Mondo quella richiesta, già risalente al medioevo, che diede luogo ai movimenti ereticali del XIII sec.: la Chiesa d’Amore e non la teoria delle preghiere, dette la domenica in Piazza San Pietro o - ancor peggio - l’azione dell’Inquisizione di ieri e di oggi, sulla quale si basa il potere della curia romana (Vedasi: Catari ed Albigesi, cap. VIII).
In una frase, Hélder Câmara spiegava tutto ciò: «Quando io do da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista» .
Il domenicano Frei Betto, al secolo Carlos Alberto Libanio Christo, ha spiegato a Peace Reporter il programma della TdL: “In America Latina la maggior parte della gente vive nella povertà e la maggioranza è di fede cristiana. Quindi la domanda principale di questa gente è: Dio vuole che noi rimaniamo in questa sofferenza? Oppure, come sta scritto nella prima pagina della Bibbia, ha creato il mondo in modo che fosse un giardino, un meraviglioso giardino con uccelli, fiori, acqua cristallina? La Teologia della Liberazione, non è una teoria, non è un qualcosa nato nelle biblioteche, nelle scrivanie, nelle accademie, nelle università religiose… No! È la sistematizzazione dell’esperienza di fede dei poveri alla ricerca della loro liberazione” .

I punti essenziali della TdL sono pertanto:
1) La situazione attuale della maggioranza dei latinoamericani contraddice il disegno divino e la povertà è un peccato sociale.
2) La salvezza cristiana include una “liberazione integrale” dell’uomo e raggruppa per questo anche la liberazione economica, politica, sociale e ideologica, come visibili segni della dignità umana.
3) Non vi sono solo peccatori, ma anche persecutori che opprimono le vittime del peccato che richiedono giustizia.
4) Rivendicare la democrazia, approfondendo la presa di coscienza delle popolazioni riguardo i loro veri nemici, per trasformare l’attuale sistema sociale ed economico.
5) Eliminare la povertà, la mancanza di opportunità e le ingiustizie sociali, garantendo l’accesso all’istruzione, alla sanità, alla scuola ecc.
6) Creare un uomo nuovo, come condizione indispensabile per assicurare il successo delle trasformazioni sociali. L’uomo solidale e creativo deve essere il motore dell’attività umana in contrapposizione alla mentalità capitalista della speculazione e della logica del profitto .

Leonardo Boff sottolinea che “Dall’incontro tra il lavoro intellettuale e l’ingiustizia sociale è nato un pensiero cristiano liberatore degli oppressi, contro l’oppressione e a favore della vita e della libertà. Senza un impegno diretto a favore degli oppressi, stando al loro lato in tutte le occasioni, camminando con loro in tutte le loro battaglie, nel campo, nella città, nelle favelas, non esiste Teologia della Liberazione. È in relazione a questo modo di vedere le cose che sono sempre stato legato al cammino degli oppressi, dal 1970”.
Sulla storia scritta dai vincitori afferma che “Tutti dobbiamo andare a scuola dal popolo. La cultura popolare è cordiale, solidale, calorosa, piena di spirito, leggerezza e magia. Le élites non sono cordiali, sono crudeli e senza pietà. Se leggiamo la Storia a partire dai vinti capiamo che la nostra Storia è piena di resistenze, lotte per la libertà e la dignità. Il problema è che pochi conoscono questa Storia, perché la storia è stata scritta da mani maschili e bianche, non da mani femminili, nere, indigene e mulatte. Dobbiamo collegare le lotte di oggi con le lotte del passato, in Brasile e nel resto del mondo”.
Per raggiungere i nostri fini di pace sociale, economica, scolastica e sanitaria: “Bisogna lavorare sempre con strumenti che i nostri nemici ideologici non possono usare e che sono la verità, la trasparenza, il senso della giustizia, del diritto, la stima del popolo e dei suoi valori. I nostri nemici ideologici hanno sempre bisogno di occultare la verità, distorcere i fatti, demoralizzare il popolo” .
Per queste idee favorevoli alla strenua difesa dei diritti dei poveri e contro le grandi lobbies basiliane, Leonardo Boff si è scontrato in modo sempre più aspro con le gerarchie vaticane, in particolare con il correlatore della sua tesi a Monaco nel 1970, Joseph Ratzinger. Perciò il Panzerkardinal lo convocò il 15 maggio 1984. Il libro del francescano Chiesa: carisma e potere (Roma, Borla, 1983) – secondo il prefetto – aveva un tono “polemico e diffamatorio” che proponeva una “certa qual utopia rivoluzionaria estranea alla Chiesa”, tanto che c’era da chiedersi inorriditi: “Il discorso di queste pagine è guidato dalla fede, o da principi di natura ideologica, di certa ispirazione neomarxista?”. Le parole finali del Grande Inquisitore furono un invito a liberarsi “da certo socialismo utopico che non può essere identificato con il Vangelo” .
Padre Boff scrisse in un articolo apparso sul Folha de São Paolo: “I teologi latino-americani non negano in alcun modo la natura divina del Cristo, né il valore redentore della sua morte… Essi mettono l’accento sulla realtà vissuta. Astrarre non significa negare…
I Teologi della liberazione che si servono di talune categorie della tradizione marxista (specie Gramsci e Althusser) lo fanno analizzando le situazioni vissute dal popolo… Marx, in quanto tale, non interessa. Marx interessa solo nella misura in cui aiuti a meglio capire la realtà dello sfruttamento e segnali possibili sconfinamenti di quel sistema antipopolare che è il capitalismo” . A detta di Boff, pertanto, il problema va risolto nel Primo mondo “dove risiedono le principali cause dello sfruttamento e della oppressione”. Insomma, si potevano impiegare le categorie socioeconomiche marxiste per analizzare meglio le realtà politiche di un popolo, senza abbracciare tale dottrina. Nulla da fare. Ratzinger bollò come inammissibile il saggio Chiesa: carisma e potere. Saggio di ecclesiologia militante, che inevitabilmente traeva in causa La Chiesa d’Europa che guardava “alla Chiesa del Terzo mondo dalla finestra di un palazzo”. Ne derivava un pericolo per la sana dottrina della fede (o forse per la ricchezza smodata e priva di scrupoli della Chiesa di Roma?). Il padre francescano fu perciò condannato ad un anno di silenzio: niente scritti, niente conferenze, ma la sua convinzione non fu per niente scalfita: “I provvedimenti presi nei miei confronti non annullano la necessità che, in un’unione col magistero, si continui procedendo nella elaborazione di un’autentica Teologia della Liberazione”.
Le proteste di una decina di vescovi non valsero a nulla. A nulla neppure il ricorso di 25 organizzazioni cattoliche brasiliane, perché padre Boff non aveva avuto la possibilità di difendersi: il Panzerkardinal aveva perciò violato i diritti umani dell’indagato. Nell’‘87 costui proibì la pubblicazione del saggio di Boff Trinità e società e lo estromise dalla rivista francescana Vozes. E quando il Prefetto decise di privarlo della cattedra di teologia, Boff nel 1992 “lasciò non solo l’ordine francescano, ma anche la Chiesa” . Prima di andarsene, però, ribadì il suo impegno sociale, che avrebbe subito adesso un’intensificazione, poiché non vi erano più i freni del Sant’Uffizio: “Il potere dottrinale ecclesiastico è crudele e senza pietà. Esso non dimentica nulla ed esige tutto. Me ne vado per mantenere la mia libertà e continuare un lavoro che mi si impediva di svolgere. (…) Esistono ancora una comunità cristiana e un torrente di fraternità francescana nel quale mi potrò collocare in giovialità e libertà” .
Su Giovanni Paolo II, e sulla sua catastrofica svolta autoritaria, Boff scrisse: «(…) A Roma il nuovo Papa strinse accordi con la burocrazia vaticana, conservatrice per sua natura, che era del suo medesimo avviso. Si stabilì un granitico blocco storico costituito dal Papa e dalla Curia, che aveva il fine di imporre la restaurazione dell’antica identità ecclesiale e della vecchia disciplina. (…)
Riscrisse il diritto canonico in modo da reinquadrare la totalità della vita ecclesiale, giunse a pubblicare il Catechismo Universale della Chiesa Cattolica (1997) e con esso ufficializzò il pensiero unico all’interno della Chiesa.(…)
Si convinse che in America Latina il pericolo era il marxismo, quando il verace e infausto pericolo è sempre stato il capitalismo selvaggio e colonialista, con le sue élite antipopolari e reazionarie. In Giovanni Paolo II prevalse la missione religiosa della Chiesa, non la sua missione sociale. Se egli avesse detto “appoggeremo i poveri e contamineremo la Chiesa con le riforme nel nome del Vangelo e della tradizione dei Profeti”, ben altro sarebbe stato il destino politico dell’America Latina.
Invece organizzò la restaurazione conservatrice in tutto il continente: rimosse i vescovi della liberazione e designò vescovi lontani dalla vita del popolo, chiuse le istituzioni teologiche e sanzionò i loro docenti» .
Appena dopo l’elezione di Ratzinger a Papa, Leonardo Boff fu intervistato da Omero Ciai per la Repubblica il 23 aprile 2005. Come suo costume, il Teologo della Liberazione, aggiunse senza mezzi termini: «L’uomo che ho conosciuto io ha un grande limite: è senza dubbi, e coloro che non hanno dubbi non sono aperti al dialogo, né sono capaci di apprendere dagli altri”. Perciò Boff si è sentito defraudato da questa scelta, una scelta che rinchiude ancor più la Chiesa nel suo medioevo arcaico: “Ratzinger parla soltanto della Chiesa e combatte le altre visioni del mondo: l’agnosticismo, il relativismo. A questi “ismi” andrebbe però aggiunto anche quello del “romanismo”, di chi crede che nella Chiesa tutto accada a Roma». Di qui un progressivo ma inesorabile allontanamento dei fedeli dal Vaticano e la mancanza di vocazioni tradizionali: “Quando una chiesa non ha più sacerdoti sia a causa dell’imposizione del celibato, sia per la sua dottrina astratta e lontana dalla vita concreta dei suoi fedeli, molti non la percepiscono più come un focolare e l’abbandonano. Ma in Brasile ci sono anche centomila comunità di base e un milione di circoli biblici dove i cristiani vivono guidati dalla Teologia della Liberazione, condannata dal cardinale Ratzinger, ma così importante come ispiratrice di cambiamenti nella società” .

da: LA RELIGIONE CHE UCCIDE
COME LA CHIESA DEVIA IL DESTINO DELL’UMANITÀ
(Nexus Edizioni), maggio, 2010.
544 pagine, 167 immagini, € 25

martedì 27 aprile 2010

BENEDETTO XVI IL GRANDE INQUISITORE

Era un’anonima giornata di ottobre, quando il Panzerkardinal (oggi Benedetto XVI), invidioso del successo televisivo, editoriale e mediatico di Drewermann a livello internazionale, nel 1991 lo sospende dall’insegnamento di Storia della Religione presso la Facoltà cattolica dell’Università di Paderborn (Germania-Westfalia). Drewermann, autore di una settantina di testi, tradotti in 14 lingue, continuò ad ogni modo la sua attività come psicoterapeuta e come docente di Sociologia e Antropologia culturale presso la stessa Università. Il suo errore sarebbe stato, secondo la Congregazione per la dottrina della fede, quello di aver interpretato non in maniera storica e letteraria i Testi Sacri, ma di aver introdotto in essi concetti mediati dal simbolismo archetipico della psicologia del profondo di Jung e dalla psicoanalisi di Freud, nonché dalle opere letterarie e poetiche e dalle scienze neurologiche. Questa esegesi lo aveva condotto a riconoscere quello che ogni intellettuale onesto avrebbe sostenuto, contro ogni dogma vaticanesco, ovvero che le cosiddette verità storiche del cattolicesimo non sono altro che una forzatura. Esse sono miti e racconti che hanno un valore puramente simbolico, dunque un valore non reale ma di un messaggio che va al di là della lettera. Insomma, se si parla di Cristo che morì a 33 anni, quel numero rimanda, in verità, al percorso esoterico (le 33 vertebre della spina dorsale) che egli fece per liberarsi del suo vecchio modo di pensare (la morte), mutato poi nel nuovo modo di esistere (la vita nell’amore).
Ma ciò che ancor più mandò su tutte le furie il Prefetto e la Chiesa Nera che gli sta dietro (Opus Dei), sono le posizioni di Drewermann su celibato sacerdotale, aborto, ordinazione delle donne e morale sessuale, i soliti dilemmi che gli omofobi e sessuofobi non vogliono neppure sentir nominare, per non cadere in uno sconforto esistenziale che li costringerebbe a riconoscere l’inutilità della loro esistenza e della loro cattiveria, funzionale soltanto a coprire i problemi irrisolti di apostoli falliti. Ciò che scioccò oltremodo la Casta Romana fu il libro, pubblicato nel 1991, "Chierici: psicodramma di un ideale" , dove l’autore denuncia i meccanismi di rimozione che operano a livello inconscio nei sacerdoti. Il quadro emerso dalla sua ventennale attività di psicoterapeuta di numerosi religiosi è a dir poco preoccupante: rimozione e compensazione portano il seminarista ad entrare nell’apparato chiesastico, che rappresenta per lui una protezione per la sua insicurezza e debolezza psicologica ad affrontare il mondo reale. E se, non estranea alle ormai poche vocazioni è l’incapacità clericale di risolvere problemi legati alla sessualità, viceversa, la vocazione salvifica è il risultato di un viscerale attaccamento alla madre, perverso ed immaturo, come è stato rilevato nel caso di Wojtyla. La Chiesa-Madre diviene così una sorta di utero che proteggerebbe dalla necessità di trovare la soluzione alle proprie pulsioni sessuali. Di qui, il voto di castità e di obbedienza che permette al religioso di rimuovere il problema, facendo finta che non esista più (perciò, tanti casi di pedofilia?).
Quando l’arcivescovo di Paderborn diede l’annunciò alla stampa della sospensione di Eugen Drewermann, affermò che “dopo anni di profonde preoccupazioni per insegnamenti di dubbia armonia con il credo della Chiesa” si era deciso di sospenderlo a tempo indeterminato e “fino a nuovo ordine” . E Drewermann rispose: “È un provvedimento grottesco che monsignor Degenhardt ha adottato su ordine del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Ratzinger, definendo il provvedimento come “una degenerazione della teologia in un’ideologia del potere amministrato che si autopropone come verità”. Infatti la sospensione era stata accompagnata da minacce di scomunica, che non toccavano minimamente lo spirito umano e libertario del teologo tedesco che replicò: “Come prete sono impegnato nella verità, non nella tranquillità”. Perciò bisogna domandarsi “se Dio è la forza che rende libero l’uomo, o la base di un regime assolutista” e trarne le dovute conseguenze.

La gerarchia Ekklesiastica prenda atto dei suoi eterni errori e muti radicalmente, nei fatti e non solo a chiacchiere, il suo modo di operare. Impari da ciò che Giordano Bruno, quattro secoli dopo il suo “abbrugiamento”, Le manda a dire per bocca di Drewermann:

“La Chiesa si è chiusa per tanto tempo al puro respiro del pensiero, che i suoi pozzi e le sue gallerie sono piene delle marcescenze di secoli; è sufficiente un’unica scintilla per far saltare per aria come una polveriera tutta questa dottrina di autoistupidimento imposto dall’alto” .

da: LA RELIGIONE CHE UCCIDE
COME LA CHIESA DEVIA IL DESTINO DELL’UMANITÀ
(Nexus Edizioni), maggio, 2010.
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lunedì 19 aprile 2010

FUORI DELLA CHIESA NON C'E' SALVEZZA???

“Extra ecclesiam nulla salus” (“Fuori della chiesa non c’è salvezza”) . Questa frase dei primi padri della chiesa è stata ripetuta da Ratzinger come dogma irrinunciabile del fondamentalismo cattolico. Egli, partendo da questa premessa (tutta “sua”, senza alcuna base né storica, né scientifica se non la sua tradizione) attacca direttamente l’Umanesimo, il Rinascimento, l’Illuminismo, la scienza e la medicina moderne in quanto causa di irresponsabili sciagure per l’uomo contemporaneo. Considera la filosofia occidentale come una visione del mondo, tendente a calpestare la vita umana, mediante l’esaltazione del “libertinaggio” e della libertà personale e coscienza individuale, le quali devono essere eliminate nel più completo abbandono alla sua Chiesa, che ha compreso tutti i misteri del Cielo e della Terra. Insomma, noi miscredenti siamo imbecilli mentre lui, insieme con tutta la cricca degli “intellettuali” clericali, rappresenterebbe la punta di diamante del pensiero superiore. Ciò significa che se un abitante del pianeta non aderisse alla chiesa cattolica non si salverebbe. Bell’amore per gli altri. Quanta ipocrisia si nasconde dietro certo compassionevole razzismo, che giudica dietro le quinte tutti i non cattolici come “poverini”. Quanti falsi proclami di amore verso il genere umano. Quanta doppiezza verso i portatori di differenti valori di religiosità. Quanta ironia nei confronti di diverse concezioni di vita o verso le altre centinaia di “chiese” non cristiane che non hanno bisogno di offendere per sentirsi detentori della propria verità: se non ti inginocchi davanti ai monsignori, se non ubbidisci ad ogni loro cenno come un cane randagio che si accuccia sulle scalinate della sua casa, dove un falso padrone ha estromesso il vero, sarai condannato alle pene dell’inferno.
Friedrich Nietzsche gli avrebbe risposto: “Tutto il lavoro del mondo antico per preparare una civiltà scientifica e libera ci è stato [violentemente] defraudato dal cristianesimo” . Dal canto suo Emile Cioran avrebbe detto: “Essere liberi è sbarazzarsi per sempre dell’idea di ricompensa, e rinunciare non soltanto a questo mondo e a tutti i mondi, ma anche alla salvezza, e frantumarne persino l’idea, questa catena fra le catene” . Affranchiamoci pertanto dal concetto di divieto e di premio e saremo finalmente svincolati dalla morte, tornando a viaggiare felici nel gioco eterno della vita in “Un altro giro di Giostra” , così come canta uno dei romanzi di Tiziano Terzani.
Riconquistiamo l’eroe che c’era dentro di noi all’epoca dei celti e dei romani precristiani. Allontaniamo la paura delle altre dimensioni, visto che probabilmente stiamo vivendo in molti altri universi contemporaneamente, e questa è la proiezione ortogonale delle altre, molto più eteree, molto più decenti. Scacciamo i demoni della paura che ci imprigionano, rendendoci schiavi in questa e nelle differenti bolle spaziotemporali. Siate orgogliosi del vostro modo di essere e di pensare. Non demandate ad altri la vostra vita terrena, la vostra dignità, il vostro reale empito universale di unione col Tutto e con Tutti. Come appuntò lo scrittore e poeta statunitense Herman Melville (1819-91), autore del romanzo avventuroso Moby-Dick:

“La fede, come uno sciacallo, si nutre frugando tra le tombe, e proprio dalle spoglie di questi dubbi raccoglie la sua speranza più vitale”.

da: LA RELIGIONE CHE UCCIDE
COME LA CHIESA DEVIA IL DESTINO DELL’UMANITÀ (Nexus, maggio, 2010)

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domenica 18 aprile 2010

IL TESTAMENTO BIOLOGICO

Hanns Küng (19.3.1928) è un teologo svizzero d’avanguardia,
noto internazionalmente per i suoi numerosi scritti critici nei confronti della Chiesa di Roma.
Da poco ha ripubblicato in Italia "La dignità della morte. Tesi sull’eutanasia", Roma, Datanews, 2007.

A proposito dell’eticità delle cure mediche, Küng afferma nel suo libro Sulla dignità del morire:
«Che l’uomo non abbia l’obbligo di conservarsi in vita attraverso mezzi eccezionali è un classico assioma della teologia morale. Nessun paziente in ogni caso ha il dovere etico di sottoporsi a qualsiasi terapia e a qualsiasi operazione che prolunghi la sua vita. (…) È diritto dei pazienti decidere liberamente se sottoporsi o meno a determinate cure mediche. Nessun medico ha il dovere di prolungare a ogni costo la vita umana, andando così incontro a una prolungata agonia».
E poi, ancora: «Nessun uomo deve essere costretto a continuare a vivere a ogni costo. Il diritto di continuare a vivere non può diventare un dovere, il diritto alla vita non equivale a una coercizione a vivere (...). Ci sono tanti casi terribili, in cui è ben comprensibile che il malato arrivi a dire: “La mia condizione è intollerabile. Il mio desiderio più grande è quello di poter morire...”. Come può, in tali casi, un uomo arrogarsi il diritto di decidere della vita e della morte di un altro, costringendolo a continuare a vivere e a soffrire? Certamente tale desiderio di morire da parte del paziente costituisce per il medico solo la condizione necessaria, ma non sufficiente, per motivare un’eutanasia attiva: il motivo fondamentale deve essere solo il “bene” del paziente, così come egli stesso (e non il medico o un’altra persona) lo concepisce».
Inoltre: «la pratica dell’eutanasia spetta esclusivamente al medico, che è in grado di procurare al paziente una morte serena, non infelice né dolorosa; (…) il medico deve consigliarsi con un collega (esterno? e i parenti più stretti?) circa la serietà della richiesta, la correttezza della valutazione della condizione del paziente e il responsabile compimento delle pratiche mediche terminali».
Parole scottanti per il nostro governo di centro-destra, specialmente dopo il caso Eluana Englaro. Parole ancora più scottanti perché provengono da uno dei maggiori esperti di teologia a livello internazionale. Parole che, anche se ripetute nell’intervista che Lucia Annunziata gli ha fatto al TG2 (20.2.2009), sono passate inascoltate da parte di coloro che fanno i decreti durante la notte per soddisfare i diktat e le ingiunzioni dittatoriali del Vaticano!
Le precisazioni del “teologo scomodo” non lasciano alcun dubbio sul rapporto fra Chiesa e Stato:
- H. Küng: «Ci sono due aspetti: l’aspetto giuridico e l’aspetto teologico. L’aspetto giuridico è che in uno stato democratico, anche la chiesa, le autorità ecclesiastiche, devono sottostare alle leggi, devono obbedienza alla corte costituzionale e in questo senso penso che la questione sia decisa, e non capisco perché la chiesa metta sotto pressione il primo ministro. Io spero che il Capo dello Stato rifiuti un tale intervento. Veniamo alla questione della teologia morale. Io l’ho scritto in questo libro Sulla dignità del morire riguardo ad una eutanasia indiretta conseguita mediante la sospensione dei mezzi di sostentamento artificiale della vita: l’uomo non ha l’obbligo di conservarsi in vita attraverso mezzi eccezionali; questo è un classico assioma della teologia morale. Infatti è questo che ho imparato come studente alla Pontificia Università Gregoriana, cioè che nessuna persona sia forzata ad applicare mezzi straordinari, e in questo caso è molto chiaro evidentemente, la ragazza stessa, la povera ragazza, non può decidere, però suo padre può e deve decidere».
- L. Annunziata: «Questo significa che lei è in disaccordo con quanto il Vaticano sostiene su questo caso?».
- H. Küng: «Mah.. c’è un decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1980 dove è riportato espressamente tutto ciò che ho detto poc’anzi. Non credo quindi, su questo punto, di essere in disaccordo con la dottrina ufficiale».

Ma gli scontri dottrinali del teologo svizzero contro gli opportunismi della casta vaticana non sono poi tanto recenti.
Già dal 1970 Hanns Küng dichiarò inammissibile l’infallibilità papale. Perciò ricevette dei richiami nel 1975 dalla Congregazione per la dottrina della fede. A metà dicembre del 1979, in seguito all’inasprirsi dei toni della contestazione, la Congregazione dichiarò il professore colpevole di “deviazionismo” dalla “verità integrale della Chiesa, revocandogli la missio canonica (l’autorizzazione all’insegnamento della teologia ufficiale). Sembra che, secondo voci autorevoli della curia vaticana e dell’arcidiocesi bavarese, questa prima condanna, avvenuta durante il pontificato di Giovanni Paolo II, una condanna di alto valore simbolico perché rivolta ad uno dei più autorevoli personaggi del pensiero progressista cattolico, sia stata voluta ed orchestrata da Ratzinger, collega di Küng a Tubinga a cavallo dei moti del ‘68. A quell’epoca l’aula del futuro papa era semivuota, mentre quella del professore stracolma, poiché questi portava avanti idee innovative che hanno sempre conquistato i cuori dei giovani.
Non a caso Ratzinger fu compiaciuto per il provvedimento, quando affermò al riguardo: “Il credente cristiano è una persona semplice, e i vescovi devono salvaguardare la loro fede dal potere degli intellettuali” . Ma il testo che maggiormente produsse diatribe a non finire fu il programma di restaurazione medievale esposto nel libro Rapporto sulla Fede del 1985, laddove Ratzinger, invoca e riafferma, di concerto con l’Opus Dei, l’assoluto potere della Casta Ekklesiastica, per eliminare qualsiasi residuo di apertura democratica voluta da Giovanni XXIII nel Concilio Vaticano II. In riferimento al Rapporto, Küng appuntò: “Mi rattrista e insieme mi fa arrabbiare quello che negli anni Ottanta sta avvenendo nella nostra Chiesa, dopo le tante speranze suscitate negli anni Settanta dall’esplosione conciliare”. In particolare egli scrisse, senza mezzi termini: «Joseph Ratzinger ha paura. E come il Grande Inquisitore di Dostoevskij, niente egli teme più della libertà. Ritorna la vecchia musica di Roma: a Ratzinger il potere curiale appare di nuovo un privilegio divino; la critica e l’opposizione non sono previste. (…) Il “Prefetto della fede” difende la necessità della scomunica che, mai pronunciata contro delinquenti “cattolici” ben noti come Adolf Hitler e i dittatori latino-americani, qui viene chiaramente minacciata nei confronti dei teologi cattolici critici (…)
Non si brucia più nessuno; ma, se è necessario, si è pronti ad annientare psichicamente e professionalmente. (…)
I metodi sono i soliti: la demonizzazione dell’avversario come causa di confusione, che si permetterebbe di turbare il sacro ordine. (…) Non di rado il ricorso ad ambigue contrapposizioni e a falsi fronti, che avvertono ovunque odore di eresia. Si riflette qui l’arroganza del potere: ora l’ex professore nega dall’alto qualsiasi autorità teologica alle conferenze episcopali (scomode): (…) crede di potersi presentare al mondo come la norma incarnata dell’ortodossia cattolica: “La vèritè catholique c’est moi [La verità cattolica sono io]. (...)
Viene in mente l’abbastanza spesso proclamata simpatia del Vaticano per i regimi cattolici totalitari e per il concordato con Hitler (1933), che ancora oggi assicura alla gerarchia tedesca, giuridicamente e finanziariamente, una intoccabile posizione di potenza nella società, quasi uno ‘Stato nello Stato’. (…) Il tragico silenzio e l’accondiscendenza dell’episcopato tedesco nei confronti del nazismo (…)» .
L’Inquisizione, pertanto, ha cambiato soltanto i metodi e il nome, ma non certo i propri fini e i propri principi: “procedura segreta, rifiuto della visione degli atti, dell’assistenza giuridica e dell’appello: la stessa autorità accusa e giudica. È tornata a lavorare – continua Küng – a pieno regime, specialmente contro i moralisti nord-americani, i dogmatici dell’Europa centrale, i teologi latino-americani e africani della liberazione”. Egli lamentava, oltretutto la pericolosissima ingerenza dell’Opus Dei non solo a livello dottrinario, ma anche finanziario (era ancora in corso lo scandalo IOR-Marcinkus-Calvi-Sindona): “viene favorita con tutti i mezzi l’organizzazione segreta spagnola Opus Dei, un’istituzione teologicamente e politicamente reazionaria, immischiata nelle banche, nelle università e nei governi, che ostenta tratti medievali e controriformistici e che questo Papa [Wojtyla], il quale le era vicino già a Cracovia, ha sottratto al controllo dei vescovi [nominandola Prelatura personale, ossia un’organizzazione segretissima che rende conto unicamente al Papa]”.
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ABBIAMO AVUTO I PEGGIORI MAESTRI DA DUEMILA ANNI A QUESTA PARTE

Se il Governo della Chiesa fosse restato ad Avignone, così come accadde per miracolo per circa settant’anni dal 1309 al 1377, senz’altro l’Italia di oggi sarebbe guidata da idee meno ipocrite, compromissorie ed indegne. Abbiamo avuto per duemila anni i peggiori maestri che ci fossero a disposizione nel mondo. Questi sono i risultati. Non esistono più cittadini liberi, ma un gregge di abulici accondiscendenti che guarda alla raccomandazione parentopola come l’unica via d’uscita per la loro sopravvivenza terrena. Una nazione ridotta ad aia e porcilaia per ogni genere di sopruso perpetrato dai ricchi di ieri e di oggi e dalla casta dei governanti, sempre in combutta confessionale con i monsignori ed i prelati di ogni risma, il cui principio è sempre stato: bisogna perdonare i ricchi imprenditori che ti sfruttano e, invece della pensione, ti regalano un tumore.
Ah se il governo della chiesa cattolica fosse rimasto ad Avignone, ma i Francesi sono un altro popolo: non sopportano le angherie delle sottane bianche e nere (Gesuiti ed Opus Dei). Quante volte abbiamo sognato di svegliarci senza avere più quella cloaca massima al di là del Tevere (dove è successo di tutto, dai reati finanziari agli omicidi, dalle pianificazioni belliche alla pedofilia). Quante volte abbiamo pensato che, magari, i dignitari della Santa Sede potessero ricevere per “meriti sessuali” una giusta cittadinanza americana. “Si può fare?”. Macchè! La verità è che nessuno li vuole, e tuttavia essi s’impongono con un fare minaccioso, al cui confronto le dittature comuniste sono Alice nel Paese delle Meraviglie. Ma la loro persuasione è più che occulta e nasce da quando ci battezzano nelle loro fetide chiese che sorgono ad ogni angolo di un paese il cui spirito è occupato da una Tirannide Pontificia che fa parte del DNA nazionale, ormai marchiato a fuoco dall’inginocchiatoio, dai turiboli e dai fumi degli incensi. E si continua a parlare di debito pubblico? Se si rastrellassero ogni anno i 13 miliardi di euro che un sottogoverno confessionale continua a donare alla Città del Vaticano, sottraendoli con la menzogna dalle tasche della povera gente, se si recuperassero tutti gli introiti dell’ICI (il valore degli immobili vaticani ammonta per difetto a 30 miliardi di euro), la smetteremmo di parlare di debito pubblico (altra bufala) , di crisi delle pensioni, di tagli ai rinnovi contrattuali, alla sanità, alla scuola pubblica, all’arte, alla musica e allo spettacolo… Che misero spettacolo di politici ingordi che raschiano fino in fondo al loro pastone per maiali! L’aristocrazia francese prerivoluzionaria era molto più benevola!
da: LA RELIGIONE CHE UCCIDE
COME LA CHIESA DEVIA IL DESTINO DELL’UMANITÀ

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giovedì 4 marzo 2010

La religione che uccide





Un libro che ripercorre la storia dei crimini più efferati del cattolicesimo dall’antichità fino ad oggi. Che cerca di porgere l’orecchio alle principali eresie medioevali che lanciarono, insieme con Federico II di Svevia, il primo messaggio di libertà al mondo, motivo per il quale fu assassinato dal servizio segreto papale. Che recupera la grande civiltà millenaria araba, grazie alla quale le conoscenze del passato ci sono pervenute con tutta la loro carica rivoluzionaria. Che va a curiosare nella vita privata, nei sotterfugi politici e nelle orge sessuali che si tenevano entro le mura del Vaticano. Che presenta le falsificazioni storiche dei vaticanisti. Che svergogna senza mezzi termini la vendita dei “primi posti in paradiso”. Che analizza la veridicità dei vangeli romani, scritti a tavolino dalla famiglia Pisone, da Plinio il Vecchio e da Seneca. Che esamina il rapporto fra stato e chiesa nei secoli. Che narra la storia segreta delle crociate e i motivi politico-religiosi che mossero quella devastante contro i Catari. Che chiarisce le collusioni della Santa Sede con i regimi sanguinari nazifascisti durante la seconda guerra mondiale: il collaborazionismo stretto fra Hitler e Mussolini con Papa Pio XI e XII, supportato da lettere e documenti che svergognano l’appoggio indiscriminato da parte di simili timorati di Dio, affinché queste ideologie di sterminio distruggessero il pericolo comunista ed ebraico. Che racconta dei campi di concentramento in Jugoslavia ove operavano attivamente, nella soppressione fisica dei deportati, francescani di provata fede cattolica. Che analizza la fuga dei loro boia in America Latina con passaporto vaticano. Che descrive il calvario dei “desaparecidos” di ieri e di oggi e l’appoggio che Wojtyla e lo IOR hanno dato ai dittatori latinoamericani affinché reprimessero La Teologia della Liberazione. Che racconta delle principali accuse lanciate dal Grande Inquisitore Ratzinger contro i teologi libertari, quali Drewermann, Balasuriya, Küng, Boff ed altri. Che chiarisce il cancro della pedofilia che attecchisce nelle Chiese di tutto il mondo e dell’Italia, proponendo tale malattia come l’essenza della ritualità cattolica: il sacrificio dell’innocente! Che comunica, contro i mezzi di disinformazione di massa, come in tempi recenti, l’opusista Berlusconi abbia fatto approvare il cosiddetto Decreto Salvapreti con norme analoghe al più fosco passato: non è permesso ai giudici mettere sotto controllo il cellulare di un sacerdote pedofilo se non si ha preventivamente l’autorizzazione del vescovo, del cardinale ed infine del papa. Che ricorda che, quando Ratzinger è stato eletto papa era indagato, insieme col suo braccio destro Tarcisio Bertone, nuovo segretario di Stato del Vaticano, per “cospirazione contro la giustizia”, in quanto costoro avevano coperto i casi di pedofilia clericale negli States. Che pensa ad una mobilitazione contro il Testamento Biologico Cattolico, imposto ai cittadini italiani da uno stato estero! Che ricorda lo scempio che i cardinali hanno procurato a Beppino Englaro, insieme col Premier della Menzogna che auspicava un figlio da Eluana. Che è convinto che nella scuola pubblica non ci debba essere un insegnamento confessionale. Che elenca tutti i divieti che il Vaticano ha sempre opposto alla scienza, alla medicina, alla stampa, al libero pensiero, ad una sana pratica sessuale, alla fratellanza universale, dal medioevo fino a Pio XII, Papa Wojtyla e Benedetto XVI: contro staminali, fecondazione assistita, DICO, PACS, OMOSESSUALI, UNIONI DI FATTO, contro l’uso del preservativo, ma mai contro la guerra!
In definitiva un libro che spiega come
Il vero spartiacque per la comprensione della storia
è costituito dal Vaticano e non dalla politica.
Un testo dedicato a coloro che combattono tutti i giorni in nome della libertà. A coloro che vogliono liberarsi dai maghi neri della religione di stato. A coloro che sono certi che noi siamo Dio e che possiamo cambiare ogni cosa purché lo vogliamo. A coloro che hanno fiducia in sé stessi e negli altri, poiché sentono dall’Intelligenza in Rete che siamo neuroni di un unico cervello. A coloro che fonderanno una società basata sull’intelligenza e sulla ragione e non su una casta di inutili profeti. A coloro che hanno ben chiaro che non bisogna mai inginocchiarsi di fronte ad uno zombie vestito in gonnella. A coloro che sono ben consci che l’Europa non ha affatto radici giudaico-cristiane, a meno che non si voglia intendere, per radici, il fiume di sangue a cui esse si sono abbeverate. A coloro che non si faranno più guidare dalla fede religiosa, poiché essa serve a renderci animali passivi nei confronti dei nostri predoni dello spirito. A coloro che hanno capito che chi si ritiene depositario della verità messianica ha inventato tutto a tavolino. A coloro che non hanno più dubbi che le guerre di religione finiranno, quando non ci saranno più le religioni, e che la libertà dei cittadini d’Italia sarà inviolabile, soltanto quando non ci sarà più la Chiesa Vaticana.