giovedì 15 luglio 2010

ANCORA FALSITA' DAL VATICANO

DAL VATICANO ANCORA FALSITA'. QUELLE NORME SUI DELITTI GRAVISSIMI ESISTEVANO DAL 2001. NOVE ANNI DOPO LA PEDOFILIA CLERICALE CONTINUA IMPERTERRITA.

Ad ogni buon conto, è fuor di dubbio che soltanto la collaborazione degli alti gerarchi vaticani nei processi civili, penali e finanziari in corso potrebbe porre un freno all’attività delinquenziale dei prelati. La poderosa rete informativa e spionistica clericale è talmente potente da avere tutti i mezzi per intervenire preventivamente nei casi di abusi sessuali. Ma non se ne parla proprio. E non vi fate di nuovo ingannare dalle dichiarazioni pubbliche della “tolleranza zero”, mentre dietro le quinte essi preparano le vie di fuga dei loro cari “dipendenti”, così come è specificamente indicato nel cosiddetto segreto pontificio. Come ha sottolineato, infatti, Tom Doyle, il Crimen sollicitationis impone categoricamente la scomunica immediata (latae sententiae) a chi denuncia i crimini di pedofilia e che soltanto le gerarchie ekklesiastiche hanno funzione giuridica in simili reati. L’ostacolo è proprio questo: che tutte le cause in corso sono soggette al “segreto pontificio”[1]. In particolare, il Crimen impone che le cause di abusi sessuali siano segretissime e su esse scenda il “silenzio perpetuo”, sia da parte dei giudici canonici sia anche dei testimoni, delle vittime e dei violentatori. Questo va a collidere con le disposizioni civili dello Stato italiano che nell’art. 378 del codice penale punisce a titolo di favoreggiamento personale “chiunque, dopo che fu commesso un delitto per il quale la legge stabilisce l’ergastolo o la reclusione […] aiuta taluno a eludere le investigazioni dell’Autorità, o a sottrarsi alle ricerche di questa”.

Secondo il parere del card. Julián Herranz Casado, membro numerario dell’Opus Dei dal 1949, il Crimen, “il documento del ‘62 è stato abrogato nel 1983 dal Codice di diritto canonico”[2], ma questo contrasta con le Epistole che i maggiori rappresentanti del cattolicesimo hanno inviato a tutti i membri della casta vaticana nel mondo: la Lettera apostolica del 30 aprile 2001 Sacramentorum sanctitatis tutela (a firma di Giovanni Paolo II) e l’Epistola De delictis gravioribus (“Dei delitti più gravi” a firma di Joseph Ratzinger) si occupano dei delitti canonici da attribuire alla cognizione della Congregazione per la dottrina della fede. In particolare la missiva di Ratzinger (scritta 18 giorni dopo quella del Papa) è stata oggetto di discussione legale negli States. È ancora il già nominato Shea a rispondere indirettamente alle affermazioni che il Vaticano ha fatto durante una trasmissione dell’emittente statunitense internazionale CBS, durante la quale si è sostenuta la tesi che le norme del ‘62 non avrebbero più valore in quanto sostituite dal nuovo codice di diritto canonico del 1983. L’avvocato Daniel J. Shea è categorico al riguardo: il Crimen è ancora in vigore, poiché citato nella lettera “Dei delitti più gravi” del 18 maggio 2001, pertanto Benedetto XVI, che allora ne fu il firmatario, diviene complice di quelle disposizioni[3]. L’avvocato di Houston Shea, difensore delle vittime della pedofilia “religiosa” a Galveston, ha portato nel 2005 la questione davanti al tribunale della Corte distrettuale di Harris County (Texas), aprendo un procedimento a carico di Joseph Ratzinger. Costui è indagato, insieme col suo braccio destro Tarcisio Bertone, nuovo segretario di Stato del Vaticano, per “cospirazione contro la giustizia”. Per l’esattezza, figurano come imputati: il responsabile della diocesi di Galveston (Houston), arcivescovo Joseph Fiorenza e l’attuale pontefice per aver coperto casi di pedofilia dei sacerdoti Juan Carlos Patino Arango e William Pickard!

Come scrive Pino Nicotri[4] inviato del settimanale L’Espresso: “Questi [Benedetto XVI] è accusato di avere coscientemente coperto, quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori. Da notare che l’omertà e la complicità di fatto garantita dalla circolare Ratzinger-Bertone [del 2001] ha danneggiato non solo la giustizia di quel processo, ma anche dei molti altri che hanno scosso il mondo intero scoperchiando la pentola verminosa dei religiosi pedofili negli Stati Uniti (dove la Chiesa ha dovuto pagare centinaia di milioni di dollari in una marea di risarcimenti) e in altre parti del mondo. Un porporato che si è visto denunciare dalle vittime un folto gruppo di preti, anziché punire i colpevoli li ha protetti facendoli addirittura espatriare nelle Filippine, in modo da sottrarli per sempre alla giustizia. (…) E Ratzinger [eletto papa il 19 aprile del 2005] sarebbe stato trascinato in tribunale, forse in manette data la gravità del reato, se non fosse nel frattempo diventato papa. Nel settembre 2005 infatti il ministero della Giustizia, su indicazione di Bush e Condoleezza Rice, ha bloccato il processo contro Ratzinger accogliendo la richiesta dell’allora segretario di Stato del Vaticano, Angelo Sodano, di riconoscere anche al papa, in quanto capo dello Stato pontificio, il diritto all’immunità riconosciuto non solo dagli Stati Uniti per tutti i capi di Stato. A questo punto è doveroso e niente affatto scandalistico porsi una domanda, decisamente scomoda: quanto ha pesato nella scelta di eleggere papa proprio Ratzinger la necessità di sottrarlo alla giustizia americana e di difenderlo per avere in definitiva eseguito la volontà del pontefice precedente?”. La procedura è stata bloccata dal vice Ministro della Giustizia Peter Keisler, ricorrendo alla clausola di immunità per i capi di stato, con la motivazione che “sarebbe incompatibile con gli interessi della politica estera degli Stati Uniti”, che dal 1984 hanno ormai rapporti diplomatici con la Città del Vaticano. Shea, da parte sua, ha precisato che continuerà la battaglia, poiché la citazione in giudizio del pontefice risale al gennaio 2005, quando Ratzinger era ancora semplice cardinale dell’Ex Sant’Uffizio, ed inoltre perché riconoscere il Vaticano come uno Stato violerebbe la Costituzione Statunitense, in particolare la “establishment clause” che proibisce leggi che proteggano in modo speciale confessioni o organizzazioni religiose[5]. PER FORTUNA ANCHE QUESTE DISPOSIZIONI SONO VENUTE MENO NEGLI USA, POICHE' QUESTE DISPOSIZIONI PREDILIGEREBBERO UNA CONFESSIONE RELIGIOSA, QUELLA CATTOLICA A SCAPITO DI ALTRE. E CIO' E' ANTICOSTITUZIONALE.

da: LA RELIGIONE

CHE UCCIDE

COME LA CHIESA DEVIA IL DESTINO DELL’UMANITÀ

(Nexus Edizioni), giugno, 2010.

517 pagine, 130 immagini, € 25

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-religione-che-uccide.php

http://shop.nexusedizioni.it/libri_editi_da_nexus_edizioni_la_religione_che_uccide.html

http://www.macroedizioni.it/libri/la-religione-che-uccide.php

http://www.unilibro.it/find_buy/findresult/libreria/prodotto-libro/autore-di_benedetto_alessio_.htm

http://alessiodibenedetto.jimdo.com/novita-2010/

http://alessiodibenedetto.blogspot.com/2010/04/fuori-della-chiesa-non-ce-salvezza.html




[1] Discepoli di Verità, Segreto pontificio – I crimini sessuali nella Chiesa nascosti da papa Wojtyla e dal cardinale-prefetto Ratzinger, Milano, Kaos Edizioni, 2007.

[2] Marco Politi, “La Chiesa punisce chi fa del male ai bimbi ma il silenzio è garanzia per le vittime”, la Repubblica, 24.5.2007, p. 29. Vedasi: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/05/24/la-chiesa-punisce-chi-fa-del-male.html.

[3] Cfr. Roberto Renzetti, “Crimen Sollicitationis e Benedetto XVI”, in: Tony Braschi, op. cit, 203.

[4] Autore di importanti libri inchiesta tra i quali Mistero Vaticano – La scomparsa di Emanuela Orlandi, Milano, Kaos Edizioni, 2002. In: http://nicotri.blogautore.espresso.repubblica.it/2007/04/08/sorpresa-ecco-chi-come-e-quando-ha-deciso-in-vaticano-di-sottrarre-i-preti-pedofili-alla-magistratura-non-lo-indovinereste-mai/

[5] “Come capo di Stato il Pontefice non è processabile - Preti pedofili, Usa non coinvolgono il Papa”, in: Corriere della Sera, 21.9.2005.

Nessun commento:

Posta un commento